Vincere il Big Match per girare pagina dopo l’eliminazione dalla Champions?
La Juve batte il nemico più odiato e lo fa in modo convincente nei 90 minuti, dando forse, per la prima volta, un senso di positività alla sua stagione.
Mi auguro davvero che questa sia la gara che farà svoltare quello che resta della nostra annata e che serva a porre le basi anche per gli anni prossimi.
Se la Juve è davvero sulla strada giusta, nel breve lo diranno Verona e Lazio ma intanto i bianconeri trovano una certa continuità di risultati, almeno in campionato (con il Psg è stata comunque una buona partita con tutte le controindicazioni del caso), vince un Big match e si incolla al quarto posto.
La vecchia Signora, nonostante abbia ancora pesanti assenze, è tornata prima di tutto ad essere squadra, trascinata anche e soprattutto dai suoi giovani gioielli che sembrano essersi presi la scena e non vogliono più lasciarla.
Passiamo alla gara: il primo tempo la Juve gioca abbastanza ordinata ma non riesce ad incidere mentre invece concede alcune situazioni davvero pericolose all’Inter, su tutte il colpo di testa di Dzeko e il tiro ravvicinato di Dumfries, entrambi fortunatamente finiti fuori.
Nel secondo tempo invece suona tutta un’altra musica infatti Kostic si beve Barella e serve a Rabiot il pallone per l’1-0.
Finalmente i ragazzi di Allegri continuano a spingere e trovano prima il secondo gol con Danilo, che però viene annullato dal Var e poi Kostic colpisce un palo clamoroso.
La serata rischia di essere rovinata quando Lautaro si presenta a tu per tu con Szczęsny, ma il portiere polacco è bravo a neutralizzare il tiro del centroavanti argentino.
Gol sbagliato, gol subito, l’antica legge del calcio premia Fagioli, che dopo la prodezza di Lecce si ripete con un gol nel derby d’Italia che manda lo Stadium in ecstasy.
Dopo questa bella vittoria che fa classifica, dà morale e fiducia ora è imperativo non fermarsi con Verona e Lazio perchè poi a Gennaio, con la speranza di avere i vari Di Maria, Chiesa, Pogba, Vlaovich nel motore, potrebbe essere tutta un’altra Juve.
di edgardo Pianezzi
Un tranquillo venerdì sera?
Sembrano passati secoli da quando l’80% delle squadre arrivava allo Stadium e già nel tunnel
degli spogliatoi la partita era vinta senza essere giocata. Ovviamente è un iperbole ma la
sensazione era davvero qualcosa di simile: gli avversari partivano sconfitti ancora prima di
giocare la gara tanto era il carisma, la forza dei giocatori e la bolgia dello Stadium. La Juventus
era come se avesse un alone di imbattibilità.
Ora invece le vittorie vanno conquistate e sudate fino al 90; e oltre, perché la Juve non fa più
così paura e anche l’Empoli legittimamente ambisce a fare una bella figura a Torino.
Questa volta però, come qualche anno fa, i bianconeri trionfano nettamente; e se da un parte
non bisogna lasciare spazio a troppa euforia, vista la caratura dell’avversario (con tutto il
rispetto per l’Empoli), dall’altra non possiamo non ricordare come nell’ultimo periodo le gare
che si sono rivelate “agevoli” per la Juve si contano forse su una mano.
La prestazione non è stata perfetta e nemmeno trascendentale, anzi: verso la metà del primo
tempo l’Empoli ha sfiorato il pareggio e ha chiuso il primo tempo con il 66% del possesso palla;
però, nel complesso, e soprattutto nella seconda frazione, il risultato poteva anche essere più
ampio e la condizione fisica pare in netta crescita.
Andiamo con ordine: la vecchia signora parte forte e segna subito con Kean; in seguito, anche
senza un gioco fluido e continuo, ha ancora 2 grosse occasioni con Mckennie e Kean per
chiudere la pratica già nella prima mezz’ora ma non le sfrutta.
Se non hai in mano la gestione della partita e un possesso palla di qualità devi avere
fuoriclasse che castigano quando devono (i trezeguet, gli Higuan…), altrimenti rischi di pagare
dazio e infatti l’Empoli ha una grandissima occasione con Destro che sfrutta un erroraccio di
Cuadrado. Fortunatamente Szczęsny neutralizza.
Finito il primo tempo in modo balbettante, i tifosi juventini, o almeno io, avranno sicuramente
iniziato a vedere i fantasmi e temuto un altro secondo tempo di sofferenza. Invece la Juve non
solo segna altri 3 gol con Mckennie e 2 Rabiot, ma ne sbaglia un altro paio e negli ultimi 15
minuti sembra essere la sola squadra nel rettangolo verde.
Una menzione particolare la merita Rabiot: personalmente non l’ho mai adorato (eufemismo)
come giocatore, però bisogna riconoscere che quest’anno è uno dei pochi che si stanno
salvando e stanno dando un qualcosa in più alla causa. Se, e ribadisco se perché una rondine
non fa primavera, trovasse la continuità che gli è sempre mancata, perderlo a zero sarebbe
quasi una beffa (dal mio punto di vista siamo ancora ben lontani dal dire che vale 7 M all’anno
però si sta rivelando un giocatore utile a differenza degli anni scorsi).
Per capire a che punto si trova la squadra di Allegri sono fondamentali le prossime 2 sfide:
il Benfica, non tanto per la qualificazione ormai compromessa ma come avversario di livello, e
il Lecce, per dare continuità di risultati in campionato. Dopo questi 2 match potremo forse
capire se avremo una ricaduta, sempre che fossimo realmente guariti, o se la cura sta facendo
realmente effetto e la strada è quella giusta.
di Edgardo Pianezzi
La Juventus riuscirà a rialzarsi o scenderà ancora più in basso?
Se la squadra di Allegri abbia trovato realmente una cura a questo inizio di stagione “drammatico” lo capiremo meglio dalle prossime partite; di sicuro, la vittoria con il Toro allenta un po’ la tensione e fa intravedere un barlume di speranza per un futuro che fino a ieri pareva inesistente.
Sabato sono arrivati tre punti fondamentali, ovviamente la Juve non è guarita ma almeno ha messo in campo attenzione e carattere per tutti i 90 minuti.
Ormai il Torino può considerarsi come un portafortuna per i bianconeri: celebre è diventata l’epica rimonta iniziata proprio con un gol di Cuadrado a tempo scaduto nel 2015/2016. Purtroppo per me le analogie con quell’annata finiscono qui: troppe le differenze per considerare le due vittorie simili.
Sicuramente da questo successo si può e si deve ripartire e guardare ai prossimi incontri con un pizzico di entusiasmo per alcuni motivi:
- una sconfitta sarebbe stata una catastrofe;
- si avvicina il rientro di Pogba e Chiesa;
- il 4 posto è, tutto sommato, ancora alla portata (parlare di 4 posto per uno juventino non è mai una nota positiva ma bisogna essere realisti con quello che ci sta riservando la stagione).
Il match in sé vede di fronte due formazioni in difficoltà. La Juve per i conclamanti problemi e limiti, il Torino per la sterilità sottoporta e la mancanza di vittoria ormai da quattro turni.
La gara è poco spettacolare con parecchi errori tecnici da ambo le parti, le emozioni latitano almeno fino al 30’ circa, quando la banda di Allegri ha addirittura una tripla occasione: prima Vlaovich a tu per tu con Savic, dopo un’ottima preparazione, non riesce a superarlo e sempre l’estremo difensore granata respinge le conclusioni da fuori di Rabiot e Locatelli.
Il secondo tempo si gioca sulla falsariga del primo ma le due squadre riescono a creare più pericoli, sui quali però Szczęsny e Savic rispondono presenti o sono graziati da Mirančuk e Kean, che sprecano due ghiotte occasioni.
La Juventus non gioca una prestazione maiuscola, anzi. Però ci mette attenzione e grinta per 90’ e spesso, almeno in Italia con squadre di medio-bassa classifica, questi ingredienti sono sufficienti; infatti, Vlaovich sfrutta la spizzata di Danilo su calcio d’angolo e segna il gol dell’1-0, il gol della liberazione.
La squadra più titolata d’Italia non concede più nulla e porta a termine la gara in modo sicuro, una vittoria che di questi tempi vale davvero tanto.
Ora cosa dobbiamo aspettarci? Di sicuro vorremmo vedere una squadra che almeno come voglia e determinazione ripeta la gara giocata con il Torino, con la speranza di trovare un po’ di continuità.
I prossimi match saranno un bel banco di prova, sia per lo stato della squadra sia per la situazione legata alla guida tecnica. Su questo tema andrebbe fatto un ragionamento a parte perché argomento complesso e spinoso.
Tornando al campo, Empoli e Lecce, che solo qualche anno fa sarebbero state catalogate come normale amministrazione, ora sono due partite da vincere assolutamente ma per niente scontate, e altri scivoloni non sono ammessi. Inoltre, restano ancora due gare di Champions e, se da un lato il passaggio del turno è ormai compromesso, dall’altro c’è una qualificazione in Europa League da conquistare (non condivido per niente chi snobba questa manifestazione, consapevole del fatto che parteciparvi è probabilmente dovuto a demeriti della squadra) e una Storia da rispettare.
di Edgardo Pianezzi
La Juventus ha superato la prova di maturità?
Dopo aver visto la partita con il Milan, la risposta è ovviamente NO: bocciatura senza attenuanti per la Vecchia Signora, umiliata da un diavolo con parecchi assenti e reduce dalla sconfitta per 3-0 con il Chelsea.
“Umiliata” è un termine forte ma non vedo come altro descrivere quello che è successo. La Juve dopo 20’ minuti buoni si scioglie, come spesso capita, senza essere capace di creare una palla gol o un tiro pericoloso a un difesa composta da Tatarusanu e Gabbia (con tutto il rispetto per loro).
E pensare che tra le due squadre è addirittura la Juventus a presentarsi meglio alla sfida. Infatti ci arriva con due vittorie abbastanza convincenti (anche se con il Maccabi ci sono state le solite ombre), mentre il Milan presenzia al Big Match dopo una vittoria “fortunosa” a Empoli e una scoppola allo Stamford Bridge.
Partiamo dall’inizio. Entrambe le formazioni arrivano alla classica Supersfida con molte assenze, ma mentre i rossoneri sono in grado di sopperire a questi “intoppi” di stagione, i bianconeri non riescono proprio a fare a meno del lungodegenti Chiesa e Pogba e del Fideo Di Maria. Per carità, assenze di questo tipo pesano tantissimo ma ormai non devono e non possono essere una giustificazione alla pochezza che si vede in campo.
A inizio gara, la Juve gioca bene: riparte con efficacia e crea varie occasioni pericolose, le quali, come frequentemente accade, vengono vanificate dall’ultimo passaggio o dalla scelta finale di esecuzione. Di Maria torna, ti prego :) Come succede il 90% delle volte, la gara dei bianconeri finisce qui: al 20' dei primi 45 minuti.
Il Milan dal canto suo non fa granché ma inizia a prendere campo e salire di ritmo. Colpisce 2 pali e prima dell’intervallo mette la freccia: calcio d’angolo che nasce da un fallo “clamoroso” non fischiato su Cuadrado (ci abbiamo fatto l’abitudine a questi episodi contro di noi), batti e ribatti in area e Tomori che fulmina Szczęsny all’interno dell’area piccola. Il centrale del Milan è tenuto in gioco come al solito dall’immancabile dormita di Alex Sandro, giocatore che purtroppo è ormai impresentabile a certi livelli, o almeno lo è alla Juventus.
Il secondo tempo è un agonia per i sensi dei tifosi della zebra: squadra senza fiato, disposta in campo alla “carlona”, dove ognuno sembra in balia di se stesso. È brutto da dire, ma dall’esterno sembra succedere proprio questo.
Il raddoppio del Milan è un film horror: Vlaovich sbaglia un appoggio sanguinoso a metà campo e Diaz si invola verso la porta, bullizza Bonucci manco fosse Leo Messi, resiste al tentato recupero di Milik (il polacco è forse l’unica nota lieta di questo inizio stagione) e trafigge Szczęsny con il 2-0.
La gara finisce qui.
La Juve crea pochissimo e dà l’impressione di non sapere cosa fare sul terreno di gioco, il Milan gestisce senza troppo affanno.
Dopo due gare sufficienti, la Vecchia Signora ripiomba nel baratro. Purtroppo siamo appena entrati in ottobre ma la stagione pare essere già al capolinea: quasi eliminati dalla CL, praticamente tagliati fuori dalla corsa Scudetto e chiamati già a una rincorsa importante per entrare nelle prime quattro. Che fatica.
di Edgardo Pianezzi
La Juventus è pronta a ripartire?
Dopo lo stop del Campionato e della Coppa per dare spazio alle nazionali, domenica sera la Vecchia Signora è scesa in campo con il Bologna. Una partita già decisiva, dalla quale tutti si attendevano un segnale di risveglio.
E questa volta il segnale è arrivato: vittoria convincente per 3-0, condita da una buona prestazione sia tecnica sia agonistica. Si potrebbe obiettare che il Bologna non fosse un avversario irresistibile ma è altrettanto vero che Salernitana, Monza, Sampdoria e Spezia (per citarne alcune) non sono certo più forti dei falsinei, eppure le prestazione e i risultati furono molto differenti.
Andiamo con ordine: la Juve si presenta a un trittico di partite che possono dire tanto, infatti il citato Bologna, il Maccabi e il Milan potrebbero rappresentare 3 tappe per provare a cambiare il verso, o quantomeno non compromettere del tutto una stagione iniziata malissimo.
Massimiliano Allegri recupera diverse pedine importanti, come Locatelli e Rabiot; il francese, soprattutto, nonostante le molte critiche che lo accompagnano sin dal suo arrivo a Torino, si è dimostrato uno dei più positivi in questa prima parte di stagione.
Alla lettura della formazione, già in tanti avranno iniziato a imprecare per la riproposizione del 4-4-2 storto, con Mckennie che agisce sulla fascia destra; invece la Juve, oltre a partire con un buon piglio (a onor del vero già diverse volte è successo ma poi questa pressione è svanita alle prime difficoltà), riesce sempre a mantenere l’inerzia del gioco: non soffre praticamente mai e chiude avanti 1-0 con gol di Kostic e sfiora il raddoppio con una colossale palla gol per Milik.
La ripresa, “fortunatamente” visti i precedenti stagionali, ricomincia come il primo tempo: non un calcio spettacolare e sfavillante ma un buon pressing, trame lineari e ordinate, e la voglia di attaccare nonostante il vantaggio dei primi 45 minuti.
Il risultato è una conseguenza di quello scritto sopra, con Vlaovich e Milik (migliore in campo a mio avviso) che chiudono la pratica sul 3-0. Il punteggio potrebbe anche essere più ampio ma il palo e qualche errore di misura non lo consentono. Altro segnale confortante arriva dalla fase difensiva con Szczesny che resta praticamente inoperoso per tutta la gara.
In attesa di test più difficili, il Milan a San Siro sarà di certo un banco di prova più tosto e importante, questi 3 punti sono una boccata d’ossigeno per morale e classifica (con aggiunta di sorpasso all’Inter che non è mai una brutta notizia) dopo i sanguinosi passi falsi fatti prima della sosta.
Ovviamente, prima dei rossoneri, mercoledì sarà il turno del Maccabi Haifa, altra gara già “vitale” per mantenere viva la fiammella del passaggio nel girone di Champions League, o almeno per non complicare anche il potenziale cammino verso l’Europa League.
In questo momento, non ci resta che ragionare partita per partita, aggiungendo una marcia in più con il rientro di alcuni pezzi da 90, continuando su questa strada con la consapevolezza di essere la Juve.
di Edgardo Pianezzi
La Juventus ha toccato il fondo dopo Monza?
La risposta sembra ovvia, ma in questa stagione non è la prima volta che arriviamo a questa conclusione.
Siamo sinceri: dopo lo 0-2 interno del primo tempo con la Salernitana lo avevamo già pensato, e così, di nuovo, pochi giorni dopo quando è stato il turno del Benfica di banchettare allo Stadium in una gara fondamentale.
La Juventus sembra essere diventata un meme dei Simpson:
Bart: "Questo è il giorno più brutto della mia vita”.
Homer: "Questo è il giorno più brutto della tua vita FINORA figliolo…"
Dopo questo breve incipit veniamo alla partita con il Monza, una squadra che ha appena sostituito Stroppa con Palladino e che si trova ultima in classifica con zero punti e tanti problemi.
È l’occasione per una mini svolta, o almeno per trascorrere la pausa nazionali con un po’ di serenità e invece non succede nulla di tutto ciò.
La reazione che tanti, molti, si auspicano dopo i due scivoloni sopracitati non c’è: sembra che il pari interno con la Salernitana (acuito dalla farsa VAR) e la sconfitta meritata con il Benfica tra le “mura amiche?” (che ha reso il passaggio del turno di CL una montagna impervia da scalare) siano stati solo 2 normali incidenti di percorso.
Infatti il primo tempo è caratterizzato dai soliti ritmi, simili a quelli di una terza categoria: zero idee, zero gioco, zero rabbia e, come spesso capita, ZERO tiri in porta. L’unica nota diversa è l’espulsione diretta di Di Maria che cade nelle provocazioni di Izzo e gli rifila una gomitata.
Il Monza dal canto suo prova a giocarsela e fa una bella figura: Rovella dirige l’orchestra facendosi sicuramente rimpiangere dalle tante Vedove bianconere dei social.
La ripresa, per il tifoso della Vecchia Signora, è un’agonia peggiore del primo tempo. E i 10 uomini non possono essere una scusante: ricordate qualche anno fa come finì quando la Juventus a Udine restò in 10 per un’espulsione ingiusta di Mandzukic nel primo tempo? Altra Juve, altri giocatori e… forse un altro allenatore?
Con questi presupposti, i padroni di casa prendono sempre più fiducia. Fortunatamente la mira non è delle migliori ma all’ennesima distrazione in marcatura di Gatti, Gytkjaer fa 1-0.
Di fatto la gara termina qui, da segnalare solo una palla gol capitata sulla testa di Kean, che purtroppo sembra in una fase molto complicata della sua carriera.
I brianzoli vincono meritatamente 1-0 e conquistano la prima storica vittoria in serie A. La Juve esce da U-Power Stadium forse con ancora più problemi e domande di quando ci è entrata, e soprattutto con la certezza che la famelica rabbia agonistica e la capacità di rialzarsi sempre dalle avversità in questo momento sono andate smarrite.
Ovviamente il tema caldo del dopo gara è il futuro di Massimiliano Allegri. Una larghissima fetta di tifo ormai spera nell’esonero o ne auspica le dimissioni. Qualcuno ancora difende il tecnico e addossa le colpe agli assenti e alla bassa qualità della rosa. Da fuori, tutto questo sembra portare a una sola conclusione: anche in società pare regnare il caos.
Noi, da amanti della maglia bianconera lontani da chi prende le decisioni sulla Juventus, possiamo solo continuare a fare il tifo e sperare che la situazione migliori nel più breve tempo possibile. Visto il momento e la grandezza della storia della Juve, di sicuro qualcuno ha commesso gravi errori, e non solo da quest’anno. Se, invece, la Juve deve lottare per altri obiettivi, sarebbe carino, non dovuto, ma carino, farcelo sapere.
di Edgardo Pianezzi
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